L’art. 2248 c.c. disciplina la comunione per godimento, distinta dalla società per il suo scopo non speculativo.
Che cos’è la comunione a scopo di godimento secondo l’art. 2248 c.c.
stabilisce che la comunione, costituita o mantenuta per il solo scopo di godimento di una o più cose, è regolata dalle norme del titolo VII del libro III (artt. 1100 – 1139 c.c.).
A differenza della società, che secondo l’art. 2247 c.c. si basa sul conferimento di beni o servizi per l’esercizio in comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili, la comunione ha come obiettivo il godimento di beni comuni.
Comunione o società? Le principali differenze giuridiche e pratiche
La distinzione tra comunione e società non è sempre chiara. Sebbene la società sia incentrata sulla produzione di utili, anche la comunione può, entro certi limiti, permettere forme di lucro.
Tuttavia, Comunione a scopo di godimento si distingue principalmente perché non coinvolge attività imprenditoriali, come invece avviene nella società. Un altro elemento distintivo riguarda la costituzione: la società nasce sempre da un accordo di volontà, mentre la comunione può derivare anche da eventi incidentali, come la divisione ereditaria.
Come funziona la comunione a scopo di godimento nelle successioni
Dal punto di vista normativo, la comunione prevede fin dall’inizio la sussistenza di un bene comune, a differenza del contratto di società, che comporta un semplice obbligo di conferimento (art. 2253 c.c.).
Le regole e gestione della comunione: cosa dice il Codice Civile
Inoltre, i partecipanti alla comunione possono disporre liberamente della propria quota (art. 1103 c.c.), mentre nella società i soci devono rispettare determinate restrizioni (art. 2256 c.c.). La gestione della comunione è più flessibile, permettendo ai partecipanti di usufruire dei beni comuni senza il consenso degli altri (art. 1102 c.c.).
La comunione a scopo di godimento
Un esempio di comunione a scopo di godimento è la proprietà comune di un immobile tra più eredi. In questo caso, i partecipanti condividono i benefici derivanti dall’utilizzo del bene, senza scopi speculativi.
Questa forma di comunione consente una gestione semplificata delle quote e delle spese, in quanto ogni partecipante è direttamente responsabile dei costi relativi alla propria quota, a differenza della società, dove le spese sono legate agli obblighi di conferimento per raggiungere lo scopo sociale.
Come gestire le spese, il godimento del bene e i diritti dei partecipanti.
La gestione della comunione ordinaria richiede un’attenta valutazione delle normative vigenti e delle esigenze dei partecipanti. Per una gestione efficace, è consigliabile affidarsi a un esperto, come un amministratore di condominio, specialmente in contesti complessi come la gestione di quote ereditarie o la comunione di immobili a scopo di godimento.
Per ulteriori approfondimenti sulla gestione ordinaria in ambito condominiale, visita questa pagina. Scopri di più sulla figura dell’amministratore di condominio e su come può aiutarti nella gestione della comunione, cliccando qui.
Hai esperienze con la gestione di una comunione? Condividi la tua opinione nei commenti o condividi questo articolo con chi potrebbe trovarlo utile!